Riso italiano è di alta qualità ma soffre concorrenza Sud Est asiatico

di Franca Iannici

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Finché i cereali sono stati il sostentamento principale dell’uomo il sovrappeso, le malattie cardiocircolatorie, il diabete e molti disturbi intestinali, non erano così diffusi. In particolare  è il riso (nome scientifico Oryza sativa), pianta erbacea annuale della famiglia delle Graminacee di origine asiatica, l’alimento base più diffuso nel mondo per quasi tre miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale e grazie alla sua adattabilità può crescere praticamente ovunque e una volta essiccato può essere conservato a lungo e protegge in caso di carestie. 

STORIA E LEGGENDA – Ma quali sono le origini del riso? Secondo un’antica leggenda cinese, di fronte all’ennesima terribile carestia, il buon genio della campagna, impotente e disperato perché non sapeva sfamare il popolo, si strappò i denti e li gettò al vento. Finirono in una palude dove si trasformarono in semi e i semi diventarono tante piantine verdi, i cui frutti, tolta la buccia, erano migliaia di chicchi di riso e per il brillante colore bianco ricordavano i denti dello spirito benefico. Pur non essendo facile risalire alle  origini del riso si pensa che  le prime varietà siano comparse oltre dodicimila anni fa lungo le pendici meridionali dell’Himalaya (catena montuosa dell’Asia, fra il Nepal e l’India). Si diffuse poi in Mesopotamia, Persia, Egitto e infine in Europa.

CIBO DEL MONDO – Nel mondo, la coltivazione del riso si è estesa negli ultimi quindici anni in modo evidente, passando da 135 milioni di ettari a circa 148 milioni. Nello stesso periodo i raccolti sono aumentati di oltre il 44%.  Si calcola che, oggi, ogni abitante della Terra abbia a disposizione 60 chilogrammi di riso, cioè  10 chilogrammi in più di cinque anni fa. È già un contributo concreto, ma non sufficiente, alla lotta contro la fame in Africa, Asia, America Latina dove il riso, ampiamente coltivato, viene consumato come sostituto del pane: un giapponese consuma 80 chilogrammi di riso all’anno e un abitante della penisola indocinese tocca i 150 chilogrammi mentre raramente un europeo supera i 5 chilogrammi.

Riso Carnaroli

ITALIA LEADER PRODUZIONE – E’ convinzione comune pensare che il riso sia un prodotto proveniente dall’Asia ma pochi sanno che che l’Italia è il primo paese produttore di riso nell’Unione Europea. In Italia  le coltivazioni del riso sono concentrate principalmente nella bassa padana fino alle Prealpi tra Lombardia (Lomellina, nel Pavese, bassa provincia di Milano) e Piemonte. I campi sono attraversati da un complesso sistema di canali che permette l’irrigazione delle colture. Fra i corsi d’acqua artificiali più importanti va ricordato il canale Cavour che, alimentato dal  fiume Po raggiunge le  pianure a nord-ovest di Vercelli e Novara.

Riso Padiglione Cibus

QUALITA’ FRUTTO DI RICERCA COSTANTE – Roberto Magnaghi, Direttore Generale dell’Ente Nazionale Risi, ha spiegato nel corso di un evento ospitato al Padiglione Cibus è Italia all’interno di Expo, che “non è un caso che il riso italiano possa vantare un primato qualitativo nel mondo; ciò dipende anche dalla ricerca scientifica svolta negli anni dal nostro Centro Ricerche sul Riso che mira al miglioramento varietale dei mezzi di produzione (acqua, concimi, antiparassitari, etc.), alla mitigazione dell’impatto ambientale delle pratiche risicole, alla valorizzazione della fertilità dei suoli ed al miglioramento della salubrità del prodotto”.

OLTRE 140.000 TIPI DI RISO – Il progetto, concepito per “Expo 2015”, l’Esposizione universale dedicata al nutrimento del pianeta a cui hanno partecipato anche le Camere di Commercio e le Province dei territori maggiormente rappresentativi del riso italiano, ha l’obiettivo di far conoscere ai visitatori e ai potenziali buyer di tutto il mondo le aziende trasformatrici che rappresentano il 70% del riso commercializzato in Italia, e soprattutto far conoscere al consumatore le diverse varietà di riso (circa 140.000 tipi) da utilizzare in cucina usando il chicco giusto per il piatto che si intende preparare, in primis il risotto in tutte le varianti (alla milanese, con gli ossibuchi, ai funghi porcini, primavera, alla monzese ecc.). 

ALIMENTO COMPLETO AD ALTA DIGERIBILITÀ – Il riso, fra tutti i cereali, è l’alimento più completo: 100 g forniscono circa 330 chilocalorie con un notevole contenuto di fibra e vitamine, oltre a vari sali minerali. La sua digeribilità è superiore a quella degli altri cereali, tanto da essere assimilato in 60/100 minuti. Sugli scaffali dei rivenditori si trova  comunemente il riso bianco (composto dal 78% di carboidrati, 7% di proteine e 0,6% circa di lipidi), ed essendo privo di glutine e quindi è un alimento prezioso per i soggetti celiaci e nelle allergie alimentari.

Mondine-Pontogliesi-e-meridionali-anni-50

RACCOLTA – Ma come avviene la raccolta e la lavorazione del riso? Le spighe  maturano a settembre e con una mietitrebbia si svolgono contemporaneamente le due operazioni di mietitura e di trebbiatura ma nel passato per la raccolta di  questo prezioso cereale si ricorreva al lavoro delle mondine (oggi il ruolo delle mondine viene svolto dai diserbanti), che consisteva nell’eliminazione delle erbacce infestanti che crescevano nelle risaie e che ostacolavano la crescita delle piantine di riso. Le mondine, che indossavano gonne, calze di cotone e fazzoletto tirato sul viso, per proteggersi  dalle  punture dei numerosi insetti che infestavano gli ambienti palustri e un  cappello a larghe tese per ripararsi  dal sole,  svolgevano un lavoro molto faticoso perché dovevano stare per intere giornate con l’acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva. Attività molto diffusa nell’Italia settentrionale tra la fine del XIX secolo  e agli inizi del XX secolo era praticata da persone di bassa estrazione sociale, provenienti in genere dall’Emilia-Romagna, dal Veneto  e dalla Lombardia, che prestavano la propria opera soprattutto nelle risaie delle province di Vercelli, Novara  e Pavia. 

Il lavoro della mondina ha sempre colpito l’immaginario popolare e ispirato molti canti popolari (“saluterem il signor padrone per il male che ci ha fatto …”) oltre che opere letterarie e cinematografiche,  come il film capolavoro Riso amaro (1949) del regista Giuseppe De Santis.

DA SUD EST ASIATICO CONCORRENZA CON PREZZI BASSI – Oggi però esiste una minaccia che rischia di flagellare il riso ‘made in Italy’: l’insidia di importazioni di prodotto estero, soprattutto dalla Cambogia, e da Myanmar (Birmania).

I Paesi del Sud Est asiatico immettono sul mercato  un prodotto che non offre le stesse garanzie del nostro riso e che vede i consumatori impossibilitati a tutelarsi perché a causa di regolamenti non trasparenti non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza dell’alimento

Ne deriva che spesso gli italiani sono convinti di mangiare un genuino prodotto delle nostre terre e invece stanno consumando un riso orientale in qualche caso coltivato con l’uso di pesticidi proibiti in Europa per il loro alto grado di tossicità. Il fenomeno ha assunto in questi ultimi anni proporzioni rilevanti non solo dal punto di vista commerciale ma anche dal punto di vista della salvaguardia della salute.

PIANO UE SOSTIENE ECONOMIE DEBOLI MA FA SOFFRIRE RISICOLTURA ITALIANA- Tutto nasce da “Everything but Arms” (EBA), il piano unilaterale Ue di solidarietà del 2009, in base al quale l’Europa ha liberalizzato le importazioni di tutti i prodotti – escluse le armi – in arrivo dai Paesi meno sviluppati. Una nobile causa per aiutare paesi flagellati da economie disastrate e indebolite in qualche caso governati da classi politiche corrotte e incompetenti. Gli effetti si sono rivelati disastrosi per la nostra risicoltura che non è in grado di contrastare la forte offensiva della concorrenza di Cambogia e Myanmar e, sia pure in quantità più limitata, di Laos e Bangladesh, a causa dei prezzi molto competitivi del prodotto importato. 

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