Viaggio a Crema e nella tradizione cremasca
Percorso multisensoriale alla scoperta di Crema
Viaggio nella tradizione cremasca
Crema è una bomboniera ricca di storia, arte, cultura, musica e sapori. Una piccola realtà tutta da scoprire in una gita fuoriporta in qualunque periodo dell’anno.
Situata nella Bassa Pianura Padana poco oltre le risorgive della sponda destra del fiume Serio, la città dista 45 km da Milano e dà il nome al territorio che si estende per 573 kmq con i suoi 150.000 abitanti: il Cremasco.
Ecco perchè i 52 comuni che ne fanno parte, già uniti dall’idea di Consorzio fin dagli anni Sessanta, oggi creano un sistema per raccontarsi e valorizzare la storia di una terra ricca di tradizioni e dalle profonde radici identitarie.
L’origine etimologica del toponimo deriva probabilmente dal termine longobardo “Crem” che significa “altura”. Ma la fondazione della città viene fatta risalire a diverse versioni, tutte ancora oggi piuttosto dibattute e incerte.
Secondo la prima risalirebbe al 15 agosto 570 quando, di fronte alla minaccia longobarda, gli abitanti della zona si rifugiarono nella parte più alta dell'”isola della Mosa” guidati prima da Cremete, conte di Palazzo, e poi da Fulcherio. Da cui deriverebbero “Crema” e “Insula Fulcheria”. Altre fonti ne fanno risalire la fondazione al IV secolo, quando Milano era capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Un’ultima versione invece fa riferimento a un più antico insediamento celtico o etrusco. In realtà i nomi di Crema e Insula Fulcheria appaiono nei documenti solo a partire dall’XI secolo.
Crema sorgeva appunto sull’Isola Fulcheria, una lingua di terra tra i fiumi Adda e Serio, circondata interamente dal lago Gerundo. Secondo studi geologici si trattava di un insieme di stagni e acquitrini generati dalle esondazioni dell’Adda oppure di una serie di stagni originati dall’innalazamento del letto del Po tra il ‘400 e il ‘700 d.C..
Certo è che l’Isola era invasa da acque stagnanti e ci sono testimonianze di un lento e lungo lavoro di bonifica portato avanti dai monaci. Il Mosa, la palude più estesa, venne progressivamente bonificato dal 1300 al 1800 e solo la costruzione del canale Vacchelli nel 1887 permise un definitivo assestamento.
Ma la caratteristica del territorio resta ancor oggi la presenza di “fontanili” o risorgive, dove l’acqua delle falde viene in superficie formando una polla limpida dalla temperatura costante attorno ai 10-15° in ogni stagione. Nel corso degli anni i fontanili sono stati progressivamente abbandonati, ma più recentemente sono diventati oggetto di tutela e valorizzazione per la loro particolarità dal punto di vista naturalistico. Un interessante approfondimento è lo studio di Francesca Compiani, architetto, pubblicato sulla Rivista Insula Fulcheria, e dedicato all’Evolversi delle pratiche agricole e la razionalizzazione delle risorse irrigue nel cremasco.
Se infatti l’agricoltura ha caratterizzato l’economia del secolo scorso, oggi Crema è conosciuta per le sue aziende casearie e alimentari di importanza nazionale e internazionale, ma anche le industrie tessili, elettroniche, meccaniche e, più di recente, cosmetiche. Da qualche anno è nata l’associazione Made in Crema, costituita da 10 produttori locali con la missione di diffondere i sapori tipici del territorio cremasco.
La tradizione gastronomica di questa zona, infatti, vanta origini antiche e legate alla cultura rurale della Pianura Padana. Ne è un esempio il Tortello Cremasco, realizzato a mano avvolgendo con un dischetto di Pasta Matta – a base di acqua calda, farina 0 e un pizzico di sale – il caratteristico ripieno a base di ingredienti semplici: amaretti al cacao “Gallina”, grana, uvetta, cedro candito, biscotto speziato mostaccino, mentine, Marsala secco, noce moscata, sale.
Tipica la forma, a mezzaluna, ottenuta da un dischetto di pasta sfoglia liscia e non troppo sottile ripiegata a metà. Dopo la chiusura con la punta delle dita la pasta viene pizzicata 5 volte per creare le singolari creste. Poi i tortelli vengono immersi in acqua bollente e tenuta a fuoco moderato. Dopo 16-17 minuti saranno cotti. Vengono quindi raccolti delicatamente con la schiumarola e conditi a strati con manciate di grana o parmigliano reggiano irrorati di burro fuso.
Un’altra eccellenza del Cremasco è il Salva DOP, un formaggio a pasta dura che deve il suo nome al procedimento per ottenerlo. In origine, infatti, veniva preparato per salvare le grandi quantità di latte appena munto dai pastori che portavano in transumanza le loro mandrie dalla Pianura Padana alla montagna. Allora rimaneva in cantina per un paio di mesi, oggi la stagionatura può continuare per 6 mesi e anche un anno. Altrettanto tipico è il modo in cui viene servito nel famoso “Salva con le tighe”. Viene tagliato a piccoli pezzi, unito alle tighe, il tipico peperone verde lombardo un po’ piccante (da qui “tiga”, che significa sberla) e condito con olio extravergine e pepe.
E come dolce della tradizione, vale un assaggio la Torta Bertolina, tipico dolce autunnale a base di uva nera fragola e pasta di pane.
E tra un piatto e l’altro, Crema merita una passeggiata per le vie del centro con la Cattedrale dedicata a Santa Maria dell’Assunta, il santuario di Santa Maria della Croce, dedicato alla Madonna, che qui apparve il 3 aprile del 1490 a Caterina degli Uberti ferita a morte dal marito. Da visitare sono anche i bellissimi Palazzi, a cominciare dallo splendido Palazzo Bondenti in cotto di fine Seicento, che si trova proprio di fronte al Museo Civico Cremasco ospitato in una parte dell’ex Convento Sant’Agostino.
E del Museo Civico Cremasco fa parte il Museo d’Arte Organaria di Crema. Inaugurato nel maggio del 2015 conserva e valorizza una tradizione secolare iniziata nel XVIII secolo e tramandata da botteghe artigianali portate all’eccellenza da Pacifico Inzoli nel 1867 e Giovanni Tamburini nel 1893. Ancora oggi la costruzione di organi musicali costituisce il fiore all’occhiello della città, che lavora a livello mondiale. Nei 260 mq sono esposti pezzi unici del processo produttivo, stampi e forme lignee, ma anche una canna di oltre 8 metri del peso di circa 150 kg, gemella della canna più grande dell’organo del Duomo di Cremona. Per la didattica, invece è stato costruito un organo multimediale che racconta la storia dell’arte organaria, tra organisti e organari, registri e spartiti, facilitando l’esplorazione di un mondo straordinario e unico che porta l’eccellenza italiana in ogni parte del mondo.