Salumi: storica apertura verso mercato americano

 

Dal prossimo 28 maggio salami, pancette, coppe e gli altri salumi a breve stagionatura potranno essere esportati negli Usa. E’ stato infatti pubblicato il provvedimento con il quale l’Aphis (Animal and Plant Health Inspection Service) ha ufficialmente riconosciuto l’indennità di Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e delle Province autonome di Trento e Bolzano dalla Malattia Vescicolare del Suino.
“Una notizia epocale – è stato il commento immediato dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava -, che arriva dopo una lunga battaglia condotta a livello parlamentare e finalmente fa giustizia degli sforzi che abbiamo condotto fin qui”. Per l’area più importante del paese per la produzione di salumi viene superata una delle barriere non tariffarie che impediscono il pieno sviluppo delle esportazioni italiane di salumi nel mondo.

RICONOSCIMENTO A IMPORTANZA DEL PRESSING COME REGIONE – “E’ di fondamentale importanza – ha aggiunto l’assessore regionale – che, a livello internazionale, si sia capito che le questioni territoriali vadano affrontate singolarmente. Il fatto che la zootecnia del nord, con la sua filiera agroalimentare, non venga omologata alle altre rappresenta per noi il primo passo per il riconoscimento delle specificità territoriali, e ci spinge a dire che le regioni del Nord devono continuare a rappresentare da sole le proprie istanze a livello europeo“.

“Si tratta di un primo importante risultato del percorso intrapreso per avviare l’esportazione negli Stati Uniti di importanti prodotti della salumeria italiana come il salame, la pancetta, la coppa o il culatello” ha affermato Lisa Ferrarini presidente di Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, attiva in seno a Confindustria.
“Ora si apre un mercato dalle potenzialità enormi – ha aggiunto il responsabile dell’agricoltura in Regione Lombardia, complimentandosi con Assica per il lavoro svolto – , e che fino a oggi ci era precluso per ragioni sanitarie che riguardavano l’Italia più in generale e le regioni del sud. Gli americani lo hanno capito: la nostra zootecnia non è quella italiana e non è omologabile a quella delle altre regioni del paese”.

 

LE BARRIERE COSTANO ALLA FILIERA 250 MILIONI DI EURO DI MANCATE ESPORTAZIONI – Assica ricorda che le perdite per il settore dovute alle barriere non tariffarie si possono prudenzialmente stimare in circa 250 milioni di euro/anno di mancate esportazioni: la completa liberalizzazione delle esportazioni garantirebbe 200/210 milioni di euro di maggior export di carni e frattaglie e 40/50 milioni di euro di salumi. Un dato che viene calcolato considerando, da un lato, i nuovi prodotti esportabili e la crescita complessiva delle esportazioni dovuta alla possibilità di offrire la gamma completa della salumeria italiana e, dall’altro lato, le barriere culturali in Asia e i fenomeni di Italian sounding nelle Americhe e Australia che limiterebbero presumibilmente in una prima fase la crescita delle nostre esportazioni.

Abbattere rapidamente queste barriere è quindi fondamentale perché il tempo non è una variabile indipendente. Mentre le nostre aziende attendono i necessari provvedimenti, infatti, i concorrenti europei e i produttori locali rafforzano le loro posizioni commerciali, che saranno difficilmente recuperabili in futuro.

 

IL PROVVEDIMENTO DELLE AUTORITA’ USA: I LIMITI ANCORA ESISTENTI – Con il provvedimento pubblicato, APHIS ha ufficialmente dichiarato di aver valutato il rischio derivante dall’importazione di prodotti a base di carne suina a breve stagionatura dall’Italia e di aver ritenuto che “le misure di sorveglianza, prevenzione e controllo attuate dall’Italia nelle quattro Regioni e due Province autonome in esame sono sufficienti per ridurre al minimo la probabilità di introdurre MVS negli Stati Uniti”.

 

Tuttavia, a causa della prossimità di queste Regioni a territori non riconosciuti indenni e dell’esistenza di rapporti commerciali tra realtà situate nelle diverse Regioni italiane, APHIS ha ritenuto di dover imporre alle nostre esportazioni alcune restrizioni: i prodotti potranno essere esportati solamente da stabilimenti espressamente autorizzati dalle Autorità statunitensi, accompagnati da apposito certificato sanitario. I salumi dovranno inoltre essere scortati da un’ulteriore attestazione veterinaria con la quale si deve garantire che nell’impianto in cui gli animali sono stati macellati non siano stati introdotti carni o animali provenienti da Regioni non indenni da MVS o che abbiano attraversato Regioni non indenni, a meno che questo non sia avvenuto (per le carni) in container sigillati dall’Autorità sanitaria in Regioni riconosciute free.

UN RISULTATO RAGGIUNTO DOPO 15 ANNI DI TRATTATIVE – Il percorso per giungere a questo risultato è stato lungo e tortuoso. La prima richiesta di riconoscimento di indennità da Malattia Vescicolare, tuttavia, fu presentata alle Autorità statunitensi nel luglio 1997 da Consiglio europeo, Commissione e Governo italiano. Dopo aver condotto una valutazione del rischio, nel giugno 1999 APHIS pubblicò nel Federal Register una proposta di modifica dei regolamenti vigenti, al fine di riconoscere otto regioni del Nord Italia indenni dalla malattia. Tuttavia, prima che l’iter procedurale potesse concludersi, in quattro delle otto Regioni in questione si verificarono focolai di Malattia Vescicolare, che hanno portato APHIS a riconoscere, nel 2003, solamente le quattro Regioni effettivamente rimaste indenni da MVS (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche e Valle d’Aosta).

Nel corso degli anni, il Dipartimento della Sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute del Ministero della Salute, su sollecitazione di ASSICA e con il supporto tecnico/scientifico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ha continuato a sollecitare una revisione da parte delle Autorità USA della decisione adottata nel 2003, al fine di estendere il territorio nazionale riconosciuto indenne. APHIS ha quindi portato avanti la valutazione dello status sanitario dell’Italia ed è giunta, a seguito di ripetute missioni in Italia e sulla base delle informazioni fornite dal nostro Ministero della Salute, al riconoscimento di indennità da Malattia Vescicolare per quattro Regioni del Centro-Nord (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte) e due Province autonome (Trento e Bolzano).

 

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