Limonaie del Garda: riscoprire la storia per valorizzare il presente

limonaia GardaLimonaie del Garda

La visita di Arga Lombardia Liguria a Gargnano (BS)

Terra di limoni e cedri con un patrimonio storico e naturalistico da scoprire e valorizzare per conservare il paesaggio

Le limonaie del Garda sono, per definizione, delle strutture murarie per la coltivazione intensiva degli agrumi. Altamente innovative e uniche, sono concepite con pilastri in mattoni di pietra arenaria, finiti con cemento, sabbia e calce, che in origine raggiungevano gli 8-10 metri di altezza per supportare travi e coperture in legno rimovibili d’estate. Considerata la latitudine in cui sorgono – quasi al 46° parallelo – un vero miracolo!

“Un miracolo”, spiega Emanuela Lombardi, laureata in scienze forestali e con una specializzazione a Monaco in Architettura del Paesaggio, “reso possibile dall’abilità dei contadini ed abitanti del lago che sceglievano accuratamente il luogo di coltivazione dei limoni e dei cedri a una precisa distanza dal lago, con una barriera di cipressi per proteggere i frutti e le piante dai forti venti e la presenza di acqua”.

Tutto ha un nome e un senso nella limonaia e ce lo spiega con cura e infinta passione Giuseppe Gandossi, giardiniere della limonaia La Malora di Gargnano, datata XVI secolo.

torrettawebAperta tutto l’anno e con possibilità di parcheggio nelle adiacenze, questa struttura è stata ristrutturata di recente per recuperare il passato con serietà museale e sul Lago è rimasta l’unica ad avere conservato l’architettura originale, con la torretta in muratura laterale a più piani per stipare le assi in estate. Sì, perché le limonaie, finite in alto con travi rotonde in castagno per essere più resistenti, venivano ricoperte con assi di abete bianco per tutta la superficie del tetto. Come cattedrali gotiche, sono strutturate in campate di circa 6 metri ciascuna, dove si succedono 6 mesil (i profili portanti fissati da chiodi di legno), 3 vedriade (vetrate, qui ancora in vetro soffiato di Murano) e 2 ussere (porte).

targaoriginale1500webA La Malora si coltivano oggi 30 limoni, innestati su un tronco di arancio amaro più forte, qua e là accompagnati lungo i muri da cespugli di capperi. In altro si può vedere di lato la stongià, una finestra laterale che lasciava entrare la luce da ovest per permettere alle piante di catturare fino all’ultimo raggio di sole.

L’irrigazione, per caduta, è studiata per raccogliere l’acqua corrente in canali posti sui lati in muratura che di tanto in tanto vengono deviati con un’asta di legno incavo e un sacco di iuta pieno di sabbia per “dissetare” una pianta piuttosto che l’altra. Il termometro è una ciotola in cotto colma d’acqua. “Quando si ghiacciava”, racconta Gandossi, “il giardiniere sapeva che era tempo di chiudere la limonaia”. In estate aperte per offrire alle piante tutto il calore del sole che incontra l’aria del Lago, in inverno chiuse con paratie di legno per proteggere il raccolto, pronti ad accendere il fuoco nei giorni più rigidi per riscaldare la limonaia. Un’arte!

“A Salò”, prosegue la dottoressa Lombardi, “erano presenti delle limonaie ed era attiva la coltivazione del cedro denominato per l’appunto “cedro di Salò”, varietà di origine locale, coltivato fin dal XV secolo sul litorale salodiano e da qui diffusosi in Liguria. Il frutto è di pezzatura media e di forma ovoidale irregolare, con un ampio mammellone apicale. La buccia è spessa, con superficie tendenzialmente liscia ma irregolare, molto aromatica; la polpa poco succosa, dal sapore leggermente acido è ricca di semi e suddivisa in 12-14 spicchi.”

limonaiawebTale varietà è stata recuperata dall’azienda agricola “Agrumi Giacomini” di Salò 20 anni fa proprio in Costa Azzurra. Infatti a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, l’industria benacense degli agrumi entrò in crisi fino a scomparire, prima per la diffusione della malattia della gommosi e poi per la concorrenza delle regioni meridionali e l’arrivo della ferrovia che facilitava i collegamenti e quindi l’importazione dal Sud.

“Il nostro cedro”, conclude Lombardi, “ha dato origine alla liquoreria di Salò e alle rinomate fabbriche che producevano l’acqua di cedro, tra cui la Cedrinca e la Cedral Tassoni, che ancora oggi produce l’apprezzata Cedrata.

Così, dopo la visita dell’Assessore all’Agricoltura Gianni Fava alla limonaia di Gandossi e alla Cedral Tassoni di Salò, dopo l’incontro con Emanuela Lombardi e il titolare dell’azienda agricola Giacomini, nasce l’idea di un progetto ambizioso: restituire a Salò la sua limonaia.

Per il mix di bellezza, arte, cultura, per la varietà dei paesaggi e i ricchi percorsi enogastronomici i laghi lombardi rappresentano un’interessante meta turistica per molti stranieri d’Oltralpe, e dopo le passerelle di Christo sul Lago d’Iseo, anche per gli italiani che vogliono esplorare un territorio straordinario che sa meravigliare.

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