Cinghiali, mufloni, minilepri, piccioni e corvi minacciano agricoltura nel Varesotto

 Cinghiali, corvi, piccioni, minilepri e, persino, mufloni: dalla “bassa” alle prealpi non c‘è pace per l’agricoltura del Varesotto, già stremata da una primavera difficile, dal freddo e dalle piogge che si sono prolungate sino alle scorse settimane. Gli imprenditori costretti a riseminare le proprie colture, in primis il mais, si sono trovati a dover fare i conti con le predazioni dei volatili (i corvi anzituttto) e le invasioni dei cinghiali, che devastano i campi.

 Campagne e stalle invase anche dai piccioni (che si sono moltiplicati a dismisura e arrivano a nutrirsi sino nelle mangiatoie degli animali d’allevamento), e persino i mufloni prendono a devastare il territorio (in particolare le coltivazioni di orticole), con branchi segnalati in particolare nella zona di Cittiglio.

“Una situazione fuori controllo, che esaspera – com’è comprensibile – i nostri imprenditori agricoli” ha osservato il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori, che sul tema richiama “la necessità di una forte attenzione da parte delle istituzioni, affinchè si affronti celermente un problema che sta assumendo i caratteri di una vera emergenza per l’agricoltura prealpina”.  Le segnalazioni delle imprese agricole non si contano e ogni giorno il telefono detta un autentico bollettino di guerra: proprio negli ultimi giorni si sono intensificati i raid dei cinghiali sui terreni di Lonate Pozzolo, mentre continuano le invasioni in Valcuvia e in Val Ceresio mentre i mufloni stanno devastando le coltivazioni di orticole nella zona di Cittiglio (con branchi di almeno una ventina di capi che, persino, hanno abbattuto le recinzione elettriche per entrare in campi e frutteti, dove eradicano gli ortaggi e scorticano gli alberi da frutta).

“Alcune imprese agricole stanno pensando seriamente all’opzione di innalzare un muro di recinzione attorno all’intero territorio aziendale. Ma chi pagherà tutto questo?” si chiede il direttore di Coldiretti Varese Francesco Renzoni.

E il bilancio non è completo: spostandoci nell’area della Bassa (zona di Uboldo-Saronno) va dato conto dei danni da minilepri nei campi di erba e mais; l’unica coltura che non aggrediscono è il triticale. “Purtroppo l’intero comprensorio provinciale è interessato dal problema, dalla pianura sino all’intero arco prealpino, dal lago Maggiore al confine con il territorio comasco e la Svizzera” conferma il vicedirettore Paolo Frigo.

 E il problema assume i contorni della beffa per le aziende a duplice indirizzo cerealicolo e zootecnico che utilizzano il mais per l’alimentazione dei propri animali: alla perdita del raccolto si aggiunge infatti la necessità di acquistare esternamente (e a più caro prezzo) il mais o i mangimi per rifornire le stalle.

“Occorre agire e in fretta” conclude Fiori. “Il solo ristorno dei danni non risolve la questione, va invece dato il giusto spazio di coinvolgimento e attenzione all’agricoltura, unica attività che gestisce ed esercita una costante manutenzione di un territorio strategico per lo sviluppo”.

 

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