Candelora con pioggia e vento, impennata del Generale Inverno

Le credenze popolari hanno sempre un fondo di verità e se è vero che il giorno della Candelora, legato al clima e allo scorrere delle stagioni, è importante per trarre auspici sui raccolti e sul tempo che farà, per questo 2013 il futuro non appare molto propizio. 

Il maltempo padrone

Il maltempo ha imperversato dovunque oggi, festa popolare della Candelora, confermando ciò che i proverbi suggeriscono: ”Se per la Candelora il tempo è bello molto più vino avremo che vinello”. Oppure ”Col dì de’ a Candelora de l’inverno semo fora; ma se piove o tira vento, de l’inverno semo ancora ‘rento”.
Il 2 febbraio, esattamente a metà tra Natale e l’ingresso della primavera, è uno di quei giorni nel calendario considerati utili, in base alla tradizione, per trarre auspici per il futuro. E in qualche modo predire l’esito dei raccolti.

La vista agricola

Da un punto di vista tecnico-agricolo, è effettivamente importante che, in certe fasi dello sviluppo del grano e della vite, le condizioni meteorologiche siano favorevoli.

Il nome della festa

Il nome della festa viene dalla tradizione di benedire le candele nel giorno in cui la Chiesa celebra la presentazione di Gesù al Tempio. Nella tradizione pagana, invece, era il giorno che segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera. Ovvero tra il momento del buio e del freddo e quello del risveglio e della luce.
 
giorno candelora

Purificazione

Dal punto di vita pagano la Candelora ha a che vedere con la purificazione e con i riti propiziatori per la fertilità della terra e rientra a pieno titolo tra gli otto Sabba (Shamain, Yule, Imbolc, Oestara, Beltane, Litha, Lammas e Mabon). Che sono le principali festività del nostro calendario in cui vengono celebrati i solstizi, gli equinozi e altre ricorrenze legate alla Natura (a cui si sovrappongono le festività ‘religiose’).Il primo antichissimo proverbio latino dedicato a questa ricorrenza recita:
“Si Purificatio nivibus – Pasqua floribus Si Purificatio floribus . Pasqua nivibus”
Se il 2 febbraio era freddo e nevoso, la Pasqua sarebbe stata bella. Se invece il giorno della Purificazione fosse stato sereno, a Pasqua sarebbe caduta la neve.

Versione inglese

Sembra incredibile, ma questi modi di dire furono così popolari da avere anche una versione in inglese:
“If Candelmas Day be fair and bright
Winter will have another fight
If Candelmas Day bring clouds and rain
Winter is gone and won’t come again”

La Candelora per regioni

La Candelora è stata oggetto di tanti altri detti e proverbi popolari di carattere meteorologico che variano secondo il dialetto tra regione e regione. Ma possono tutti riassumersi in questo significato

Madonna della Candelora
dall’inverno siamo fuori
Se piove o tira vento
nell’inverno siamo dentro

giorno candelora
A Forlì e in tutta la Romagna, invece, il proverbio suona all’opposto:Per la candlora, o ch’u piov o ch’u neva da l’inveren a sem fora;
ma s’un piov, quaranta dé dl’inveren avem ancora.
(Per la Candelora, se piove o nevica, dall’inverno siamo fuori; ma se non piove, abbiamo ancora quaranta giorni di inverno)

In Toscana si dice:
Se nevica o gragnola dell’inverno siamo fora.
Se c’è sole o solicello siamo ancora a mezzo inverno.
Se c’è sole o sole tutto dell’inverno resta il brutto.

Momento di risveglio

È, quindi, un momento di passaggio, tra l’inverno/buio/”morte” e la primavera/luce/risveglio.

I Lupercalia 

Candelora è il nome popolare (deriverebbe dal tardo latino “candelorum”, per “candelaram”, benedizione delle candele). Andando indietro nel tempo, in italia, a Roma, risaliamo ai Lupercalia che si celebravano alle Idi di febbraio, per i romani l’ultimo mese dell’anno. Che servivano a purificarsi prima dell’avvento dell’anno nuovo e a propiziarne la fertilità. In questa celebrazione, dedicata a Fauno Lupercus, due ragazzi di famiglia patrizia entravano in una grotta sul palatino, consacrata al Dio. All’interno i sacerdoti, dopo aver sacrificato delle capre, segnavano loro la fronte con il coltello tinto del sangue degli animali. Il sangue veniva poi asciugato con della lana bianca bagnata nel latte. E subito i due giovani dovevano sorridere.

Le pelli degli animali

A quel punto i due ragazzi dovevano indossare le pelli degli animali sacrificati.. Con la medesima pelle venivano quindi realizzate delle striscie (dette februa o anche amiculum Iunonis) da usare a mo’ di fruste. Così acconciati e con le strisce in mano, i due giovani dovevano correre attorno alla base del Palatino. Percuotendo chiunque incontrassero. In particolare le donne che si offrivano volontariamente a essere sferzate per purificarsi e ottenere la fecondità. Un altro momento particolare della festa era la ‘februatio’. Ovvero la purificazione della città. In cui le donne giravano per le strade con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce.

Le tradizioni celtiche

Per le tradizioni celtiche questa ricorrenza viene chiamata invece Imbolc (da imbolg – nel grembo) e risulta particolarmente legata alla triplice Dea Brigit (o Brigid), divinità del fuoco, della tradizione e della guarigione. Anche questa festa venne poi trasformata in età cristiana e il ruolo della Dea affidato alla figura di santa Brigida. Cui vengono attribuite tutte le caratteristiche della divinità, in particolare quella del fuoco sacro.

‘Giorno dell’orso’

La giornata della Candelora in alcuni luoghi viene chiamata ‘Giorno dell’orso’ o Giorno della Marmotta. In questo particolare giorno, l’orso si sveglierebbe dal letargo. E uscirebbe fuori dalla sua tana per vedere come è il tempo e valutare se sia o meno il caso di mettere il naso fuori.

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