Buitoni-Cremonini: insieme per dare valore al sistema agroalimentare italiano

Buitoni-NestlèLe riflessioni promosse oggi dall’incontro “Le risorse che non ti aspetti sul Made in Italy” tenutosi a Milano a Villa Necchi – Campiglio, su iniziativa del gruppo NestlèBuitoni hanno permesso di affrontare da diversi punti di vista il tema delle risorse del Made in Italy e del valore della filiera agroalimentare italiana come punti di forza su cui fare leva per creare sinergie e fare sistema in un momento di crisi generalizzata come è quello attuale.

Moretta2Buitoni, marchio simbolo della cucina italiana con due stabilimenti in Italia a Moretta (Cuneo) e Benevento, per un totale di 350 addetti, e un centro di ricerca sul marchio in Toscana (“Casa Buitoni”) dove l’azienda è nata nel 1826, ha di recente siglato un accordo con il Gruppo Cremonini, altra azienda leader italiana nel campo della produzione e vendita di carne bovina.

In un periodo di grande crisi economica per il Paese come quello attuale, è importante fare sistema al fine di poter contribuire a dare sostegno all’economia. Un impegno concreto, quello di Nestlé Italia per i suoi prodotti, che nasce già dall’acquisto di materie prime da fornitori in Italia per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro e prosegue con l’utilizzo da parte di Buitoni di carne di manzo 100% italiana. Ciò significa che tutti i bovini impiegati per la produzione nelle diverse referenze di pasta ripiena fresca Buitoni, risponderanno ai requisiti di una catena di fornitura al 100% italiana, ovvero saranno capi nati, allevati e macellati in Italia.

“Siamo un’azienda internazionale ma lavoriamo in Italia – ha detto Leo Wencel, Capo Mercato della Nestlè in Italia – e come tale siamo impegnati a produrre marchi simbolo dell’eccellenza del Made in Italy, come attesta questo accordo con Buitoni”.

Casa Buitoni2webBuitoni è un marchio simbolo della cucina italiana contemporanea: italiane sono le ricette e gli chef che le elaborano a Casa Buitoni; italiane sono le persone che lavorano ogni giorno a Milano, sulle linee produttive in Piemonte e in Campania per assicurarne la qualità, la sicurezza, il successo.

L’importanza dell’accordo con Cremonini va al di là del valore economico. E’ un simbolo che rappresenta il nostro impegno per l’Italia nel restituire valore al territorio, alla filiera, all’immagine del Made in Italy” ha proseguito Wencel. “Per questo, ha infine concluso, “Acquistare le nostre materie prime in Italia, in un momento come questo, significa infatti agire concretamente per fare sistema e dare il nostro contributo alla creazione di valore aggiunto nel Paese e per il Paese”.

foto 3Un accordo quindi tutto “tricolore”, all’insegna della qualità e del Made in Italy, quel Made in Italy agroalimentare che vale all’estero 30 miliardi di euro, affiancato però da 60 miliardi di euro di contraffazioni e imitazioni che, paradossalmente, è stato rilevato nel corso dell’incontro, rappresentano il segno della validità e della richiesta del mangiare italiano nel mondo ma anche – come ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, “l’incapacità di accompagnare il nostro mercato nel mondo, un mondo globale in cui anche una nicchia può diventare una cattedrale grazie al  nostro ingegno”.

Anche per Luigi Scardamaglia, amministratore delegato di INALCA (industria di trasformazione delle carni del gruppo Cremonini), l’accordo consente un’ulteriore valorizzazione della “italianità” dei prodotti, “giungendo al consumatore dopo aver attraversato e valorizzato tutta la filiera integrata, facilmente sintetizzata nella formula “dal produttore al consumatore”, attraverso il necessario passaggio della trasformazione e della distribuzione. “In questo modo – ha concluso Scardamaglia – l’agroalimentare puà dare un notevole contributo anche al superamento della crisi”.
Il punto di vista del sistema distributivo è stato espresso da Francesco Avanzini, direttore commerciale della Conad, per il quale “la relazione con il territorio è un valore  irrinunciabile” ed è anche “la chiave per far conoscere e valorizzare le eccellenze tipiche locali attraverso una rete di vendita che è in grado di portare in tavola i migliori prodotti della tradizione italiana”.
Buitoni-NestlèUn contributo è stato portato anche da Sergio Banchio, sindaco di Moretta, che ha sottolineato il valore dello stabilimento Nestlè/Buitoni come risorsa per il territorio dal punto di vista occupazionale, come opportunità di lavoro qualificato per la fascia di popolazione più giovane, ma anche dal punto di vista sociale, come stimolo congiunto territorio/azienda al fine di acuire il senso di responsabilità dei lavoratori affinchè interiorizzino il concetto che dalla qualità del loro lavoro dipendono la buona riuscita del prodotto e il benessere di tutti i cittadini.

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