Agricoltura bio: norme Ue troppo restrittive, da Bruxelles reportage di Luca Angelini inviato Arga Lombardia Liguria

dal nostro inviato a Bruxelles Luca Angelini

copyright European Union 2014
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L’agricoltura biologica ha in buona parte rivoluzionato il modo in cui mangiamo, ma adesso l’Unione Europea sta per rivoluzionare l’agricoltura biologica. A marzo la Commissione di Bruxelles presenterà la nuova proposta di legge che riscrive da capo a piedi le regole del settore. E siccome, come si dice, la rivoluzione non è un pranzo di gala, le anticipazioni uscite per via non ufficiale nei mesi scorsi sono già andate di traverso a molti. Compresi diversi produttori bio, i quali temono che le annunciate regole più stringenti finiranno per essere un cappio mortale per molti di loro.

Roger Waite, portavoce Commissario Ue Agricoltura copyright European Union 2014
Roger Waite, portavoce Commissario Ue Agricoltura
(copyright European Union 2014)

“Vogliamo mantenere la fiducia dei consumatori nel biologico – spiega Roger Waite, portavoce del commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos – rivedendo sia il sistema dei controlli, in particolare per i prodotti bio importati da paesi non Ue, che il sistema di eccezioni e deroghe per i produttori bio”.

 

Ma proprio qui stanno i problemi, almeno stando ad alcuni rappresentanti olandesi del mondo bio che abbiamo incontrato nel nostro viaggio fra Belgio e Olanda, organizzato dalla Direzione generale agricoltura di Bruxelles proprio sul tema dell’agricoltura biologica. “Aver deciso di riscrivere completamente il testo legale sul biologico, anziché modificare quello esistente, significherà solo più confusione ed incertezza per i produttori – dice Marion Blom dell’associazione Bionext -. Quanto ai controlli, non siamo contrari, ma forse sarebbe meglio istruire i certificatori bio che operano fuori dall’Ue“.

Kees van Zelderen, presidente di Organic Farming Zlto (Regione meridionale dell’Olanda), fa un esempio pratico: “Pare che, secondo la nuova proposta, solo il bestiame alimentato al 100% con mangimi bio potrà essere certificato biologico. Ma, soprattutto per chi alleva polli e maiali, è praticamente impossibile trovare proteine animali bio”.

Marion Blom,copyright European Union 2014
Marion Blom (copyright European Union 2014)

Un altro esempio ce lo fa Annegret Grafen-Engert, della casa editrice tedesca Bioland, che partecipa con noi allo “study trip” fra Belgio e Paesi Bassi. Secondo le anticipazioni, per produrre vegetali biologici bisognerà usare solo semi bio. In Germania ci sono abbastanza semi bio per i cereali, ma non per gli ortaggi. Senza contare che, con le nuove regole, i coltivatori bio rischiano di dover pagare di tasca propria costosi controlli sul livello di pesticidi nei prodotti. Un paradosso, visto che i pesticidi non li usano. Per questo la Germania è uno dei Paesi meno favorevoli alla totale riscrittura delle regole”.

In alcuni settori, come l’acquacoltura, ci saranno ancora deroghe – spiega Varvara Bektasiadou della Organic Unit della Direzione generale agricoltura Ue -. Ma la Commissione ha dovuto tener conto anche della posizione di Paesi come la Danimarca, dove l’allevamento con mangimi bio al 100% è già realtà e i produttori temono che le deroghe possano distruggere il mercato del biologico. L’obiettivo della Commissione è continuare a far crescere il biologico (la nuova Pac concede ai produttori bio il 30% in pagamenti diretti, il cosiddetto primo pilastro, e altri fondi come sviluppo rurale in caso di innovazioni di processo e di prodotto, ndr), ma rimanendo fedeli all’approccio principle-driven: rifocalizzarsi sui principi del biologico per rafforzare la fiducia dei consumatori sul lungo termine“.

“Sui principi siamo d’accordo – conclude Kees van Zelderen – ma non sulla road map e sulla velocità del cambiamento, che rischia di restringere, anziché allargare il settore bio”.

Parlamento Ue internoCerto, anche se arriva dopo l’audizione di 72 fra esperti e stakeholders e una consultazione online, fra gennaio e aprile 2013, che ha raccolto circa 45 mila suggerimenti  (in gran parte da Francia e Italia)  il “proposal” della Commissione in uscita a marzo non sarà l’ultima parola. Poi dovrà essere discusso sia dal Consiglio d’Europa che dal nuovo Parlamento europeo che uscirà dalle elezioni di maggio. Il processo finirà solo nel 2016. Ma i produttori bio e i nuovi europarlamentari italiani devono prepararsi da subito a far sentire la propria voce.

Primo di una serie di servizi realizzati in occasione del “Press – trip” organizzato dall’ufficio stampa e rapporti con i media della Direzione Generale Agricoltura Ue

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