Vigneti Cinque Terre, serve rivedere norme reimpianto

Il rilancio dei vigneti nelle Cinque Terre 

Nelle Cinque Terre, all’estremità della Riviera Ligure di Levante, l’antico disegno geometrico delle fasce coltivate a vigneto lungo i ripidi pendii, è quasi scomparso. La macchia mediterranea avanza su ciò che è rimasto dei terrazzamenti più impervi o lontani dai centri abitati.

Il progressivo abbandono dei vigneti nelle Cinque Terre in effetti oggi è la vera emergenza di questa zona.

Una dura sfida per i giovani produttori che, negli ultimi anni, hanno deciso di tornare all’agricoltura.

Se i giovani mantengono il tenace carattere degli avi, capaci di mutare un naturale ed aspro ambiente in un’opera dell’uomo, per i vignaioli il recupero dei terrazzamenti e il rilancio della produttività, sono ormai una missione.

Indispensabile rivedere la norma del diritto di reimpianto

Cinque Terre vigneti

Purtroppo oggi a frenare i produttori è la norma del “diritto di reimpianto”.

Di fatto, disciplina la creazione di nuovi impianti viticoli in recuperati terrazzamenti e prevede una richiesta di autorizzazione.

Questa impone che il terreno da reimpiantare sia stato iscritto nell’ “Albo della Doc” dal precedente proprietario.

Per le Cinque Terre è un vero problema, perché hanno la maggior parte della superficie a vitigno non inserito all’interno del citato “Albo”.

In primis, a farne le spese sono i giovani produttori: 25 cantine oltre alla “Cooperativa Agricoltura” a Groppo di Manarola, frazione di Riomaggiore, dove si trovano numrosi vigneti delle Cinque Terre.

I presidenti delle Regioni confinanti condividano incremento reimpianti nei parchi

A lanciare una proposta per superare questa criticità è l’ex Senatore Luigi Grillo, presidente dell’Associazione Amici delle Cinque Terre nonché titolare dell’Azienda Agricola Buranco di Monterosso al Mare.

“Per chiedere la revisione della norma sul reimpianto – afferma Grillo – serve un’alleanza tra le Regioni che hanno al loro interno i Parchi nazionali”.   

“I Parchi  – prosegue – sono davvero preziose eccellenze per la tutela ambientale e per il rilancio economico”.

“Ogni anno l’Unione Europea – spiega – concede all’Italia la possibilità di inserire, per ogni Regione, il 2% dei terreni a vigneto nell’Albo della Doc. E’ una misura penalizzante,  infatti  il 2% per alcune vaste regioni, quali la Lombardia e il Veneto, non può essere paragonato alla piccola Liguria”.

Dal 2 al 10 per cento per il diritto di reimpianto 

Quindi i presidenti delle Regioni con i parchi – conclude Grillo – devono convocare i parlamentari dei lori territori per la stesura di una norma, con cui si chieda che il diritto di reimpianto sia almeno del 10% per le aree a parco” .

Qualche dato: 70 anni fa la superficie a vite della zona, come indicato dalla Camera di Commercio spezzina, era di 1.200 ettari, oggi è di appena di 130 ettari e perciò l’abbandono è la vera emergenza.

Il “diritto di reimpianto” va pertanto modificato e i vigneti delle Cinque Terre devono essere preservati per crescere e trovare un nuovo sviluppo.

Guido Ghersi

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