Da Muggiò nel mondo la burrata fatta con latte brianzolo

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La burrata pugliese a pochi chilometri da Milano? C’è, è prodotta a Muggiò (Mb) con latte brianzolo a chilometri zero ed è richiesta in tutto il mondo. 

UNA PROMESSA – A TuttoFood 2015, il salone dell’agroalimentare di Milano, ai primi di maggio, i fratelli Gaetano e Giovanni Plantamura titolari del Caseificio La Murgia con le loro burrate e mozzarelle artigianali oltre a conquistare l’attenzione del mercato estero, hanno conquistato l’interesse di Gianni Fava, assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia

Burrata Fava in laboratorio

Nei giorni scorsi Fava ha mantenuto la promessa e visitato la sede di Muggiò (Mb) di via Generale Giardino. Indossando cappellino e indumenti sterili, Fava ha seguito le fasi della lavorazione artigianale dei prodotti caseari creati dalle mani abili dei  dipendenti. 

IMPRESA FAMILIARE – Il caseificio è frutto dell’iniziativa di una famiglia di agricoltori con azienda agricola a Mottola (Ta). E’ presente in questa parte della Brianza milanese da 9 anni e conta altri due punti vendita, uno a Monza e uno a Sesto San Giovanni (Mi)

“Si lavora a mano e ci vuole tanta passione  – ha raccontato  Gaetano Plantamura –  Non si contano i sacrifici”. 

La presenza di un centro commerciale, proprio davanti al loro laboratorio, non ha interferito sulla mission che si sono dati i titolari del caseificio: “Noi lavoriamo sulla qualità – ha ribadito Plantamura – Sullo scaffale il nostro prodotto morirebbe”. 

Nodini_LaMurgia

LATTE BRIANZOLO PER LA BURRATA PUGLIESE – E proprio in nome della qualità i clienti russi non si curano di embarghi e sanzioni viaggiando con valigie piene di mozzarelle e burrate prodotte nel caseificio La Murgia. A fare la differenza è anche l’origine delle materie prime, come il latte a chilometro zero proveniente dalle aziende agricole di Giuseppe Colosio (Parco di Monza) e di Massimo Radaelli di Lesmo (Mb), presenti alla visita dell’assessore: “I Plantamura riescono a offrire i prodotti tipici delle loro tradizioni pugliesi in modo artigianale e con latte locale a filiera certa”, ha sottolineato con soddisfazione Gianni Fava.

“E’ una forma di contaminazione territoriale positiva – ha proseguito Fava – che incuriosisce: da una vocazione non del territorio, concretizzata utilizzando materia prima locale, latte di aziende brianzole, dimostrano che ci sono utilizzi molteplici ma che soprattutto quando si punta alla qualità si ottengono buoni risultati”. 

ESTERO IL MERCATO CHE RISPONDE MEGLIO – “E’ il mercato estero che si conferma il più attento e redditizio – ha spiegato Gaetano Plantamura: ci cercano da Indonesia, Malesia, ma anche da  Londra, è arrivato persino un giapponese, qui da noi, ma ha chiesto per la nostra burrata otto mesi di scadenza, che è impossibile per un prodotto come il nostro perché non si può congelare. I problemi principali da affrontare restano sempre quelli sanitari, legati alla freschezza del prodotto, al trasporto e ai tempi di consegna”.

Foto_Gruppo_LaMurgia

QUALITA’ DISTINTIVA SI AFFERMA SEMPRE – L’esperienza dei fratelli pugliesi è la conferma, ancora una volta, ha aggiunto Fava, che “riusciamo a essere competitivi quando trasformiamo e realizziamo cose pregiate. Qui c’è una grande vocazione pugliese che si sposa bene con quella lombarda, e il fatto che ciò avvenga con materie prime completamente lombarde è un fatto assolutamente positivo. Hanno selezionato due imprese zootecniche in un’area, quella di Monza e Brianza,  che questa vocazione l’ha persa. Credo che questo atteggiamento possa essere utile in prospettiva per far si che chi si affaccia al mondo agricolo in questa fase possa avere sbocchi alternativi a quelli convenzionali”.

VALORIZZARE MATERIA PRIMA E VENDERE DIRETTAMENTE – “E’ ora di ragionare su un modello che valorizza direttamente la materia prima, vende direttamente il prodotto e torna a dare valore alla filiera dei produttori – ha spiegato l’assessore lombardo – . Cosa che oggi non accade: abbiamo prodotti  – come la burrata ‘brianzola’ – che sono molto apprezzati in giro per il mondo, ma produttori che vengono trattati alla stregua di chi fa ‘similari’ in Germania, Repubblica Ceca o Danimarca. A differenza loro, noi abbiamo molta distintività territoriale e materia prima di qualità: un connubio vincente che va sostenuto“.

ha collaborato Stefania Galletti

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